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Vediamo ancora Gesù?
Ogni domenica di Quaresima siamo sollecitati ad entrare con maggiore intensità del dialogo con Gesù. Gli incontri da lui vissuti con uomini e donne, caratterizzati da volti e storie concrete, non ci lasciano indifferenti.
Anche oggi torna salutare il gesto con cui Gesù ridona la vista un uomo che era cieco fin dalla nascita. Ma torna con tutta la provocazione caratteristica dell'esperienza credente. Infatti:
• il cieco che recupera la vista arriva a credere dopo il lungo e tortuoso percorso dove, però, traspare il desiderio di un cuore che cerca, non si chiude a questo sconosciuto che sarà chiamato il Figlio di Dio;
• gli scribi e i farisei cercano anche loro di capire e riconoscere cosa sia avvenuto a quest'uomo che conoscevano bene, ma esprimono da subito un pregiudizio e un sospetto nei confronti di Gesù. Perciò l'esito è, ancora una volta, la chiusura del cuore alla novità di Dio che agisce in Cristo. E per noi, uomini e donne alla ricerca, oppure nell'indifferenza o nell'abitudine di una fede tiepida, uomini e donne forse provati dalla fatica del quotidiano, come può tornare ad accadere l'incontro?
Ogni domenica, nell'Eucaristia, è data l'opportunità di tornare a vedere con luminosità.
Sempre Papa Francesco, nella lettera sull'Eucaristia, lo precisa molto bene:
“Se la Resurrezione fosse per noi un concetto, un'idea, un pensiero; se il Risorto fosse per noi il ricordo del ricordo di altri, per quanto autorevoli come gli Apostoli, se non venisse data anche a noi la possibilità di un incontro vero con Lui, sarebbe come dichiarare esaurita la novità del Verbo fatto carne. Invece l'Incarnazione, oltre ad essere l'unico evento nuovo che la storia conosca, è anche il metodo che la Santissima Trinità ha scelto per aprire a noi la via della comunione. La fede cristiana o è incontro con Lui vivo, o non è.
La Liturgia ci garantisce la possibilità di tale incontro. A noi non serve un vago ricordo dell'ultima Cena, noi abbiamo bisogno di essere presenti a quella Cena, di poter ascoltare la sua voce, mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue: abbiamo bisogno di Lui. Nell'Eucaristia e in tutti i Sacramenti ci viene garantita la possibilità di incontrare il Signore Gesù e di essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento, ci raggiunge nella celebrazione dei Sacramenti.
Io sono Nicodemo e la Samaritana, l'indemoniato di Cafarnao e il paralitico in casa di Pietro, la peccatrice perdonata e l’emorroissa, la figlia di Giairo e il cieco di Gerico, Zaccheo e Lazzaro, il ladrone e Pietro perdonati.
Il Signore Gesù che, immolato sulla croce, più non muore, con i segni della passione vive immortale, continua a perdonarci, a guarirci, a salvarci con la potenza dei Sacramenti.
E’ il modo concreto, per via di incarnazione, con il quale ci ama; è il modo con il quale sazia quella sete di noi che ha dichiarato sulla Croce”.
don Mauro
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