Don Giovanni Invernizzi
Ricordo di Mons.Barone Vicario episcopale
Con piacere rispondo all'invito di partecipazione ai festeggiamenti in corso per il 50° di sacerdozio di don Giovanni.
Il primo sentimento è di grande riconoscenza al Signore per il suo sacerdozio e per il suo generoso servizio al Vangelo nella vostra comunità.
Ha servito con grande scrupolo pastorale questi anni che sono seguiti al Concilio Vaticano II: oltre agli aspetti di rinnovamento ha sempre mostrato grande sensibilità perché non venisse compromessa una Fede autentica e una vita cristiana con due momenti forti: la preghiera e l'impegno sociale.
La preghiera: oltre a una cura scrupolosa per la sua comunità ha voluto una presenza contemplativa (monache francescane) che assicurasse una permanente testimonianza della preghiera e ha realizzato una struttura (il Santuario mariano) che diverrà sempre più oasi di preghiera.
L'impegno sociale: ha saputo tradurre nella carità questa dimensione, con una particolare attenzione ai poveri e con una struttura educativa; si pensi alla scuola San Giovanni Bosco.
Non vogliamo allungare l'elenco delle molle iniziative che il suo servizio pastorale ha espresso in questi anni. Saranno altri a compiere questo ufficio. Vorrei invitare ora tutta la comunità a vivere nella riconoscenza al Signore, sentimenti e gesti di grande gratitudine a don Giovanni, in cui riconosciamo saggezza e sensibilità pastorale.
Ricordo di Don Vittorio
Conobbi don Giovanni in Seminario, a Venegono, alla distanza di due anni per età e per gli studi. Lo vedevo spesso nello studio di don Ferruccio Bizzozero, vicedirettore della Teologia, mentre prestava il suo aiuto nei momenti liberi della giornata.
Mentre io era coadiutore ad Artisate, don Giovanni, dopo la sua ordinazione sacerdotale nell'anno 1952, mi raggiunse, novello sacerdote, nel stesso decanato della Valceresio, destinato coadiutore a Viggiù con l'incarico della cura pastorale nella frazione della Baraggia.
Spendeva le sue energie giovanili in mezzo alla popolazione di quella frazione che si preparava a diventare una nuova parrocchia, staccandosi dalla chiesa madre di Vìggiù.
C'era tutto da fare per preparare tutte le strutture necessarie per una nascente parrocchia. Nei primi anni viveva in una casa rustica alquanto distante dalla chiesa. ma già pensava alla costruzione della nuova casa parrocchiale adiacente alla chiesa stessa.
Lo ricordo come prete zelante circondato da un gruppo nutrito di giovani che egli seguiva con grande capacità formativa. Lo aiutai ha prendere in affitto per questi giovani, un "casello" sulla montagna di Cuasso al Monte, dove lui d'estate aveva la possibilità di offrir loro, oltre alla vacanza e il riposo, anche la cura spirituale.
Fu molto vicino con il suo prezioso aiuto alle Suore, fondate da monsignor Sonzini, canonico di Varese e fondatore del settimanale Luce, che gestivano la casa di riposo "San Giuseppe" a Viggiù, voluta dal fondatore per ospitare previdentemente i parenti e le domestiche dei sacerdoti che avessero bisogno
Verso il 1970 fu destinato a Paderno Dugnano a reggere la parrocchia dei Ss. Nazaro e Celso. In quegli anni visse l'esperienza della veloce trasformazione di quella parrocchia prevalentemente agricola in una parrocchia cittadina e industriale.
Don Giovani è un prete a due facce, che mostra esteriormente un carattere rigido e serio ma. interiormente, dolce e amabile, che traduce il suo temperamento molto sensibile, che esplode talvolta in irritabilità.
Don Giovanni è prete "costruttore" che non cessò mai un istante di lavorare per costruire (non ne poteva fare a meno): riuscì a trasferire alla Parrocchia la "Villa Rotondi" con il suo parco e dove sistemò la casa parrocchiale ed il monastero, rifece l'oratorio maschile, riordinò la vecchia casa parrocchiale per il "Centro Raggio affidato alle suore Salesiane, ma soprattutto realizzò la costruzione del grande Santuario della Annunciata (come lui preferisce chiamarlo), sua grande meritevole opera.
Don Giovanni è "il prete delle Suore" (i sacerdoti che lo conoscono dicono che solo lui riesce a trovare le suore per la sua parrocchia): ha voluto il monastero delle suore Francescane di clausura perché nella sua parrocchia ci fosse una presenza contemplativa: ha voluto le suore Salesiane per una presenza formativa, ha voluto le suore Carmelitane per una presenza caritativa e da ultimo le suore polacche al ricovero "Uboldi" per una presenza assistenziale.
Don Giovanni ha saputo dare alla sua parrocchia un "corpo ed un'anima".
Stanco talvolta ed esaurito dal lavoro, soleva salire spesso a Cuasso al Monte per brevi periodi di riposo, ed è lì che, conoscendo la mia intenzione di lasciare il mio impegno parrocchiale dopo quasi quarant'anni di lavoro come Parroco, accettai volentieri il suo invito di venire a Dugnano per portare a lui un aiuto pastorale e per realizzare un mio desiderio di una missione sacerdotale non disturbata da impegni amministrativi e materiali.
I sette anni passati a Dugnano in aiuto a don Giovanni e alla popolazione tanto buona e generosa non si cancelleranno mai dalla mia memoria.
Auguri ora a don Giovanni che ricorda il suo 50° anniversario del suo Sacerdozio e il 30° di direzione della parrocchia: «grande presso il Signore sarà la sua ricompensa».
Auguri anche al suo successore don Giacomo, perché il lavoro di don Giovanni si sviluppi e si perfezioni in una pastorale piena di amore per il Signore e per i suoi parrocchiani.