Riportiamo brevi annotazioni sui Parroci dalla Consacrazione della nuova Chiesa:
Dal chronicum
Ottobre 1901: s’introduce la devozione del S.Rosario, impartendo la benedizione col SS.Sacramento alla sera, previo un breve discorso.
Gennaio 1902: durante il Capitolo solenne della ‘Confraternita del SS.Sacramento’ propone di separare le S.Quarantore dall’Ufficio Generale.
Febbraio 1902: per la prima volta l’Ufficio generale viene celebrato al lunedì, prima delle Ceneri anziché al martedì.
Maggio 1902: celebra la I Messa il Sac. Don Giuseppe Pozzi, nativo di Dugnano e destinato coadiutore nella parrocchia di Ossona.
27 luglio 1902: si celebra la solita Festa Patronale con panegirico del M.R. Prevosto di S.Tomaso in Milano. Al dopo pranzo s’inaugurava l’Oratorio Maschile fabbricato dal Parroco su terreno donato dalla Signora Gina Negroni. Lo benediceva il M.R. Prevosto di Bruzzano.
4-6 ottobre 1902: SS.Quarantore,… la prova di celebrarle disgiunte dall’Ufficio Generale riesce buona.
Maggio 1903: la devozione del mese di Maria s’introduce anche nel Santuario di Incirano.
Giugno 1906: due novelli sacerdoti di Dugnano: don Samuele Cislaghi e don Giovanni Pozzi.
Settembre 1908: il Cav. Ambrogio Cappellini, dotava l’asilo da lui fondato, d’una nuova Sede, e veniva solennemente benedetto alla II domenica di settembre.
Anno 1910: in quest’anno si introduce la Divozione del I Venerdì del Mese in Parrocchia con funzioni al mattino ed alla sera ad onore del S.Cuore di Gesù.
Anno 1911 – 30 luglio: Solenni festeggiamenti a Dugnano per il XXV di Sacerdozio di don Santino Ranzani; … il paese fu pavesato a festa in modo solenne come pure la Chiesa Parrocchiale. Sulla facciata leggevasi la seguente epigrafe: all’amato Padre Pastore don Santino Ranzani nel I Giubileo Sacerdotale i Dugnanesi festanti plaudono. …. Alle 10 S.Messa Giubilare e solenne processione per tutto il paese, spingendosi per la prima volta sino al ponte sul Seveso. Alla sera illuminazione del Campanile.
31 luglio 1911: solenne benedizione della nuova Chiesa dell’Oratorio con Messa Pontificale e benedizione anche della statua della Madonna destinata all’Oratorio.
15 agosto 1911: a Incirano in occasione della Festa dell’Assunta si rinnovano i festeggiamenti per il 25° di Sacerdozio. …. Solenne l’apparato della Chiesa e del paese. Sulla facciata della Chiesa leggevasi: Dal trono di tua gloria ove side Regina dell’universo benedici o Maria questo popolo devoto e l’amato Padre e Pastore don Santino Ranzani nel I Giubileo Sacerdotale. ….. dietro concessione del parroco ed a ricordo del suo XXV di Messa, s’introduce anche nella Chiesa di Incirano la Divozione del I Venerdì del mese.
1913 – Luglio: Terza visita Pastorale del Cardinal Ferrari.
1914 – Ottobre: in occasione delle Quarantore si benedice la nuova Casa Parrocchiale. Anche il Municipio … contribuiva con L.1200 quale compenso per un tratto di terreno ceduto per l’arretramento della Casa.
Anno 1925: Dopo i festeggiamenti per il 25° di Parrocchia, la salute di don Ranzani cominciò a declinare inesorabilmente, colpito non gravemente da parecchi insulti apoplettici, né gli serviva molto la memoria.
Visita Pastorale cardinal Schuster
Molto Reverendo Sig. don Emilio Motta, Parroco degnio di Dugnano, (Desio)
La rispettosa affettuosità colla quale viene accolto il Vescovo quando passa di parrocchia in parrocchia per la sua Visita Pastorale, gli riesce di grande conforto, perché è una prova che la Visita Pastorale viene considerata come una grazia speciale, e gli apre di animo a fiducia che tal grazia abbia a portare larghi frutti, e ciò avverrà se si avrà premura di ricordare le esortazioni del Vescovo e di tradurle in pratica.
Mi ringrazi pertanto la sua popolazione dell'accoglienza fattami e porga uno speciale ringraziamento alle varie autorità che ci circondarono di ossequio, ed anche alle varie famiglie signorili che pure si diedero premura di essere presenti alla festività del paese, e mi ricordi in particolare il Sig. Comm. Ferdinando Uboldi e la spettabile famiglia Cappellini, che costì ed a Incirano fanno un gran bene sostenendo gli asili.
Le saranno presto trasmessi i Decreti che ho creduto suggerire e che affido al suo impegno.
Troppo importa specialmente ai nostri tempi che sia frequentata con assiduità la dottrina cristiana, la raccomandi quindi con insistenza, e ricordi ai genitori lo stretto dovere che hanno perché i loro figlioli e le loro figliole assistano all'insegnamento che loro si imparte negli Oratori. Riuscirà di efficace invito a frequentare la dottrina cristiana il fare con solennità con negli Oratori ma in Chiesa Parrocchiale la festa della Dottrina cristiana in domenica, e la solennità in questo consista che raccolti i fedeli in Chiesa alla loro presenza si faccia una gara catechistica tra i ragazzi e le ragazze, e si assegni poi qualche premio a chi meglio si fosse distinto per frequenza e profitto.
Anche in ossequio alle insistenze del S. Padre perché sempre meglio si svolga l'Azione Cattolica siccome questa è formata dalle varie associazioni è necessario che queste siano costituite regolarmente e tesserate. Non le pare, sign. Parroco, che qualche associazione manchi? Ad esempio quelle delle donne cattoliche. E tali associazioni devono essere assistite da brevi ma frequenti conferenze, che valgano a far sempre meglio apprezzare agli ascritti lo scopo dell'associazione stessa, e si sforzino di associargli altri compagni.
L'associazione che principalmente deve premere è la Compagnia del Santo Sacramento, che ha bisogno di essere restaurata richiamando in vigore i regolamenti di S. Carlo, li rivegga prima lei con diligenza, e li inculchi poi ai confratelli e alle consorelle, esigendo che siano attuati. E se a tutti i fedeli è vivamente da inculcarsi la pietà eucaristica prendendo parte a quelle funzioni di cui si parla nei Decreti che le trasmetto, esemplari devono essere i confratelli e le consorelle.
È in modo speciale che deve stare a cuore di un Parroco la gioventù, perché in essa sono riposte le fiducie del domani. La gioventù maschile è assistita da lei e dal suo Coadiutore, e si sforzino di esplicare la loro attività anche coll'associarsi buoni Cooperatori, e riuscirà di invito perché intervengano all'oratorio anche i ragazzi di Incirano. Se si procurerà di dare ai ragazzi qualche attraente divertimento che induca anche i ragazzi di Incirano a superare la difficoltà del tratto di strada tra Incirano e l'Oratorio.
La gioventù femminile è assistita dalle Rvnde Suore: nonostante però i loro sforzi, non trovano quella corrispondenza che ben meriterebbero, troppo facili essendo le ragazze a dissiparsi in balli e in convegni sconvenienti specialmente quelle di Incirano; mi ringrazi le Rvnde Suore degli sforzi tanto meritevoli che esse compiono, e raccomandi loro di non perdersi di animo, ed anche esse come ho raccomandato sopra per la gioventù maschile, procurino alle ragazze qualche attraente divertimento: porti loro una mia speciale benedizione che valga sempre meglio ad incoraggiarle, ed assistendo le figliole con vero cuore materno otterranno, lo voglio sperare, una maggior corrispondenza.
È un campo di fatiche che il Signore le ha affidato, ma si faccia coraggio, la grazia del Signore non le mancherà di certo, ed avendo un buon gruppo di anime alla frazione di Incirano, procuri di visitarle alquanto frequentemente, per ¡svolgervi quelle associazioni Cattoliche che le ho tanto raccomandato, ed il suo esempio riuscirà di incoraggiamento al suo Coadiutore onde la abbia ad imitare con un po' di spirito di sacrificio.
Di gran cuore benedico a Lei ed al Suo Coadiutore e ribenedico anche tutta la sua popolazione e vivamente le raccomandi di tradurre in pratica e esortazioni che le ho fatte specialmente quella di intervenire assiduamente alla Dottrina cristiana e di frequentare i Santi Sacramenti.
Con stima la riverisco e nel cuore di Gesù con istima
Devotissimo + A. Ildefonso Card. Arcivescovo
Milano, 27 dicembre 1932
Don Giovanni Caprotti
Suo ricordo presso il ricovero Uboldi in occasione del Centenario della Chiesa di Dugnano
Poche persone sono rimaste a testimoniare la vita e le opere di Don Giovanni Caprotti che fu parroco di Dugnano dal 1939 al 1955, in un periodo storico difficile (la seconda guerra mondiale e un dopoguerra di povertà) che ha lasciato il segno anche nella nostra comunità.
Per capire il ministero di Don Giovanni è necessario tenere presente che è stato prete prima del Concilio e prima dei mutamenti sociali e tecnologici che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra e ancora agiscono nel nostro tempo anche in termini di cambiamenti rapidi e radicali.
All'epoca gli abitanti di Dugnano si dividevano tra operai e contadini e la vita quotidiana era ancora scandita dal suono delle campane (la Messa delle sei al mattino e l'Ave Maria della sera); tutti si conoscevano per nome e per soprannome e si interessavano degli avvenimenti ordinari e straordinari che riguardavano i singoli e il paese.
In questo contesto è da porre Don Caprotti, uomo dal carattere schivo, ma intransigente, fu un prete dedito esclusivamente alla sua Parrocchia e ai fedeli dei quali curava la formazione cristiana e religiosa, attento anche ai rapporti individuali: spesso, incontrando un parrocchiano per strada, si informava della famiglia, della salute e della vita personale.
Frequentava assiduamente il "Circolo S. Grato", luogo di aggregazione degli uomini cattolici, ed era molto attento alla vita degli oratori che visitava ogni domenica pomeriggio.
A testimonianza della completezza del suo pensiero benefico, diretto a provvedere all'infanzia e alla vecchiaia, volle che la Casa di Riposo fosse adiacente all'Asilo affinchè formasse con lo stesso quasi un unico complesso.
Nel testamento pubblico del 7 luglio 1948, dopo essersi preoccupato di assicurare la possibilità di sussistenza all'Asilo, dettava le disposizioni che davano vita alla Casa di Riposo: "Qualora non vi abbia provveduto in vita, il mio esecutore testamentario in unione al mio procuratore generale, cureranno la costruzione e il completamento dell'erigenda Casa di Riposo Ferdinando Uboldi secondo i piani ed i progetti di cui il predetto procuratore generale è a piena conoscenza”.
Negli ultimi mesi della sua esistenza, sulla scorta dei progetti approvati, dispose che si iniziasse la costruzione. La notizia che l'ordine era stato eseguito lo riempì di intima gioia.
Non fu uomo di grandi costruzioni. L'unico fu il campanile che doveva sostituire quello pericolante che risaliva al 1839 e che mancava già di due campane su cinque (il campanone e la quarta di un bellissimo concerto) sequestrate all'inizio del 1943 per alimentare la fabbrica delle armi.
Finita la guerra maturò nel cuore del parroco la decisione di realizzare un nuovo campanile dotato di cinque campane da forgiare con la fusione delle tre rimaste. I lavori iniziarono nei primi mesi del 1949 e furono ultimati all'inizio del 1950. Il discorso di inaugurazione fu tenuto dal Comm. Ferdinando Uboldi che contribuì con la popolazione e altri benefattori ad estinguere il debito contratto per l'edificazione, in pochi anni.
Don Ermanno Passoni
Dal chronicum
27 ottobre 1955: Muore Don Giovanni Caprotti (i funerali si tengono il 31 ottobre)
11 dicembre 1955: Don Carlo Sabattini viene nominato coadiutore. Don Passoni nel frattempo lascia il suo incarico di Direttore Spirituale della Casa Alpina di Motta (Sondrio) per concorrere a diventare Parroco.
20 dicembre 1955: Viene prescelto come Parroco e prende subito alloggio a Dugnano, provvisoriamente in casa di Don Carlo. “La popolazione si è subito dimostrata contenta di tale nomina e lo accoglie con grande simpatia”.
25 dicembre 1955: Alla messa di mezzanotte Don Passoni lancia subito un appello “perché tutti si uniscano nello sforzo di dare al paese l’oratorio sia maschile che femminile”. Nei giorni successivi viene costituito un comitato che decide la posa della prima pietra per il giorno stesso dell’entrata ufficiale del nuovo Parroco prevista per il
29 gennaio 1956: Ingresso ufficiale. Un corteo di macchine lo preleva al Santuario di Saronno, la popolazione in festa lo accoglie in via Cadorna (ca’ bela), il Parroco percorre a piedi via Rotondi e, all’incrocio con via Gramsci avviene la cerimonia di scopertura di “un dipinto nuovo affrescato dal Pinbarba Cattaneo”. In Chiesa fa il discorso programmatico e poi di celebra la Messa in canto solenne. A mezzogiorno pranzo all’Asilo e, nel pomeriggio, posa della prima pietra del nuovo oratorio con discorso del Parroco e del Sindaco. “In questa occasione, per volere del Parroco, si sono raccolte esclusivamente offerte per l’oratorio, nulla per lui (circa un milione di lire)”
7 ottobre 1956: Inaugurazione del “Circolino degli uomini” e inizio rinnovo dell’oratorio femminile. “Ho messo le mani in un vespaio e mi sono messo su una strada di debiti, d’altra parte non era possibile fare diversamente e i problemi bisogna affrontarli e risolverli qualunque siano le conseguenze”
Estate 1957: Inizio soggiorni estivi parrocchiali a Isola di Pianazzo (vedi il Dugnano del giugno 1957)
16 novembre 1958: Mons. Giuseppe Schiavini benedice e inaugura il vecchio santuario e la grotta di Lourdes.
Estate 1959: Prima vacanza estiva a Folgaria
26 febbraio 1961: Prima Messa di Don Giorgio Marelli destinato coadiutore a Barlassina
Giugno-Luglio 1961: Colonia estiva alla casa alpina
24 settembre 1961: Imposizione dell’abito talare al giovane Giacomo Martinelli che frequenterà la quinta ginnasio al seminarietto del Duomo.
Dicembre 1961: Giorgio Paleari entra fra i missionari del Pime a Borghetto Lodigiano
16 febbraio 1962: Acquistate 3 statue in legno per completare l’altare del crocifisso.
12 marzo 1962: Visita pastorale del Card. Montini
Giugno 1963: Eletto papa il Card. Montini
Dicembre 1963: L’oratorio è “sostanzialmente finito, ma mancano ancora tante cose e soprattutto manca di pagarlo”.
Gennaio 1964: Grossi problemi finanziari per il mutuo con la Cassa di Risparmio che non riesce a pagare con regolarità.
28 giugno 1964: Prima Messa di Don Giuseppe Marelli celebrata in Parrocchia.
11 ottobre 1964: L’Arcivescovo Giovanni Colombo inaugura l’oratorio con una Messa alle ore 8. Si dimostra molto soddisfatto dell’opera. “Mi ha incoraggiato davanti alle mie preoccupazioni di ordine materiale, mi ha detto di stare tranquillo che i debiti che si fanno per queste opere sono necessari. Parole che mi hanno estremamente consolato e tranquillizzato.
Pasqua 1965: Ultima annotazione lasciata da Don Passoni sul libro del chronicum: “La frequenza ai due tridui è stata scarsa oltre ogni limite, non c’erano neppure tutti gli iscritti alle Associazioni! Viene da pensare se valga la pena di continuare a dare con tanta abbondanza la parola di Dio a chi praticamente la disprezza. C’era più gente sui baracconi che in Chiesa, ragazzi e ragazze comprese. Più si moltiplicano le iniziative e meno risultati si hanno”.
Ricordo di Don Ezio
Quelle parole presentavano vivissimo ai nostri occhi il “Curato” don Passoni: la sua parola penetrante e soprattutto il suo cuore sacerdotale, che batte in un corpo reso fragile dal dolore, dalla fatica e dallo strapazzo rivelano il nostro Pastore che “ha dato tutto quello che poteva dare”.
Tutto questo ha suscitato profonde emozioni e non pochi hanno letto quelle righe con le lacrime agli occhi.
Adesso ci troviamo un po’ “orfani”, in un campo reso vigna feconda dal suo zelo sacerdotale. L’abbiamo conosciuto infatti come il Predicatore convinto del Regno di Cristo e come il Celebrante devoto dei Misteri Divini, specialmente all’altare dell’Eucaristia e al Confessionale della Misericordia Divina.
Ciascuno però ha scoperto caratteristiche diverse.
I bambini stavano volentieri attorno a lui: anche se portavano disordine, lui ne era ugualmente felice. Quando pronunciavano “Cristo Regni!” scrutava in loro la trasparenza della Grazia e li invitava ad essere fedeli all’amico Gesù. Soffriva davvero quando non erano costanti.
La gioventù è stata la porzione per la quale don Passoni ha più lavorato e maggiormente sofferto.Il giovane infatti è come un campo da dissodare e seminare, nella speranza lontana di raccogliere qualche frutto. Tu giovane ricordalo allora come un seminatore di grazia, un educatore alle realtà celesti e soprattutto come un prete che viveva un cristianesimo forte senza stampelle, un prete con un cuore angosciato e preoccupato per la tua anima.
Gli adulti, le persone mature hanno imparato a comprendere il peso della responsabilità e della coerenza e più di tutti hanno seguito la sua scuola di preghiera e di attaccamento al dovere quotidiano. Trepidante sì, ma smarrito mai: guardava il cielo, l’Eucaristia, la Madonna, di cui era fortemente devoto. Era ed è la Sua Mamma.
I malati adesso hanno un esempio: lo sentono uno di loro, dal corpo fragile, ma dallo spirito forte e pronto a dare in sacrificio anche quanto ancora gli rimane.
E noi preti, religiosi e religiose... Ci ha segnato un cammino, è stato per noi vero Maestro di ascetica sulla via della donazione totale al Regno di Cristo.
Facciamo nostro il suo “Cristo regni”!
Tutti insieme ora sentiamo con urgenza il bisogno di esprimere una grande riconoscenza per quello che ha operato e, come figli che stanno intorno al padre, diciamo:
non sei passato tra noi inutilmente,
anzi ci sei ancora necessario, perchè sei un prete!
Don Giovanni Invernizzi
Ricordo di Mons.Barone Vicario episcopale
Con piacere rispondo all'invito di partecipazione ai festeggiamenti in corso per il 50° di sacerdozio di don Giovanni.
Il primo sentimento è di grande riconoscenza al Signore per il suo sacerdozio e per il suo generoso servizio al Vangelo nella vostra comunità.
Ha servito con grande scrupolo pastorale questi anni che sono seguiti al Concilio Vaticano II: oltre agli aspetti di rinnovamento ha sempre mostrato grande sensibilità perché non venisse compromessa una Fede autentica e una vita cristiana con due momenti forti: la preghiera e l'impegno sociale.
La preghiera: oltre a una cura scrupolosa per la sua comunità ha voluto una presenza contemplativa (monache francescane) che assicurasse una permanente testimonianza della preghiera e ha realizzato una struttura (il Santuario mariano) che diverrà sempre più oasi di preghiera.
L'impegno sociale: ha saputo tradurre nella carità questa dimensione, con una particolare attenzione ai poveri e con una struttura educativa; si pensi alla scuola San Giovanni Bosco.
Non vogliamo allungare l'elenco delle molle iniziative che il suo servizio pastorale ha espresso in questi anni. Saranno altri a compiere questo ufficio. Vorrei invitare ora tutta la comunità a vivere nella riconoscenza al Signore, sentimenti e gesti di grande gratitudine a don Giovanni, in cui riconosciamo saggezza e sensibilità pastorale.
Ricordo di Don Vittorio
Conobbi don Giovanni in Seminario, a Venegono, alla distanza di due anni per età e per gli studi. Lo vedevo spesso nello studio di don Ferruccio Bizzozero, vicedirettore della Teologia, mentre prestava il suo aiuto nei momenti liberi della giornata.
Mentre io era coadiutore ad Artisate, don Giovanni, dopo la sua ordinazione sacerdotale nell'anno 1952, mi raggiunse, novello sacerdote, nel stesso decanato della Valceresio, destinato coadiutore a Viggiù con l'incarico della cura pastorale nella frazione della Baraggia.
Spendeva le sue energie giovanili in mezzo alla popolazione di quella frazione che si preparava a diventare una nuova parrocchia, staccandosi dalla chiesa madre di Vìggiù.
C'era tutto da fare per preparare tutte le strutture necessarie per una nascente parrocchia. Nei primi anni viveva in una casa rustica alquanto distante dalla chiesa. ma già pensava alla costruzione della nuova casa parrocchiale adiacente alla chiesa stessa.
Lo ricordo come prete zelante circondato da un gruppo nutrito di giovani che egli seguiva con grande capacità formativa. Lo aiutai ha prendere in affitto per questi giovani, un "casello" sulla montagna di Cuasso al Monte, dove lui d'estate aveva la possibilità di offrir loro, oltre alla vacanza e il riposo, anche la cura spirituale.
Fu molto vicino con il suo prezioso aiuto alle Suore, fondate da monsignor Sonzini, canonico di Varese e fondatore del settimanale Luce, che gestivano la casa di riposo "San Giuseppe" a Viggiù, voluta dal fondatore per ospitare previdentemente i parenti e le domestiche dei sacerdoti che avessero bisogno
Verso il 1970 fu destinato a Paderno Dugnano a reggere la parrocchia dei Ss. Nazaro e Celso. In quegli anni visse l'esperienza della veloce trasformazione di quella parrocchia prevalentemente agricola in una parrocchia cittadina e industriale.
Don Giovani è un prete a due facce, che mostra esteriormente un carattere rigido e serio ma. interiormente, dolce e amabile, che traduce il suo temperamento molto sensibile, che esplode talvolta in irritabilità.
Don Giovanni è prete "costruttore" che non cessò mai un istante di lavorare per costruire (non ne poteva fare a meno): riuscì a trasferire alla Parrocchia la "Villa Rotondi" con il suo parco e dove sistemò la casa parrocchiale ed il monastero, rifece l'oratorio maschile, riordinò la vecchia casa parrocchiale per il "Centro Raggio affidato alle suore Salesiane, ma soprattutto realizzò la costruzione del grande Santuario della Annunciata (come lui preferisce chiamarlo), sua grande meritevole opera.
Don Giovanni è "il prete delle Suore" (i sacerdoti che lo conoscono dicono che solo lui riesce a trovare le suore per la sua parrocchia): ha voluto il monastero delle suore Francescane di clausura perché nella sua parrocchia ci fosse una presenza contemplativa: ha voluto le suore Salesiane per una presenza formativa, ha voluto le suore Carmelitane per una presenza caritativa e da ultimo le suore polacche al ricovero "Uboldi" per una presenza assistenziale.
Don Giovanni ha saputo dare alla sua parrocchia un "corpo ed un'anima".
Stanco talvolta ed esaurito dal lavoro, soleva salire spesso a Cuasso al Monte per brevi periodi di riposo, ed è lì che, conoscendo la mia intenzione di lasciare il mio impegno parrocchiale dopo quasi quarant'anni di lavoro come Parroco, accettai volentieri il suo invito di venire a Dugnano per portare a lui un aiuto pastorale e per realizzare un mio desiderio di una missione sacerdotale non disturbata da impegni amministrativi e materiali.
I sette anni passati a Dugnano in aiuto a don Giovanni e alla popolazione tanto buona e generosa non si cancelleranno mai dalla mia memoria.
Auguri ora a don Giovanni che ricorda il suo 50° anniversario del suo Sacerdozio e il 30° di direzione della parrocchia: «grande presso il Signore sarà la sua ricompensa».
Auguri anche al suo successore don Giacomo, perché il lavoro di don Giovanni si sviluppi e si perfezioni in una pastorale piena di amore per il Signore e per i suoi parrocchiani.
Mons. Giacomo Tagliabue (Parroco Emerito)
Relazione all'Ultimo Consiglio Pastorale della Comunità
don Luca Andreini
Lettera di saluto: Una Occasione