----------------------------------------------------
Il notabile ricco
«Che cosa devo Fare?»: la domanda del ricco manifesta un modo preciso di pensare la salvezza, completamente chiusa nel cerchio delle opere e del merito, non del dono e della grazia. Gesù capovolge completamente questa prospettiva. La domanda sulla condizione per ereditare la vita eterna non è certo nuova. Gli alunni la ponevano ai loro maestri. Era un punto classico di discussione e di confronto fra opinioni tecnologiche diverse. Se il ricco si attendeva da Gesù un'opinione nuova, è certamente rimasto deluso. Gesù lo rinvia, infatti ai comandamenti che già conosce. Può sorprendere il fatto che vengano elencati solo i comandamenti che riguardano il prossimo. E il primato di Dio? In realtà questo primato è già stato posto al sicuro nell'affermazione di Gesù: «Nessuno è buono tranne Dio». (18,19). Il ricco si dichiara giusto e osservante (18,21). Ma la sequela richiede qualcosa di più: «Ancora una cosa ti manca» (18,22). Gesù invita alla Sequela un uomo giusto, ma anche il giusto ha un distacco da fare. Luca ne sottolinea, come è sua abitudine, la radicalità: «Vendi tutto quello che hai». E poi precisa: «Distribuiscilo ai poveri». Si lascia tutto per condividerlo: il verbo greco scelto da Luca è molto chiaro. Il discepolo non è chiamato alla povertà, ma alla fraternità. E' probabile che l'evangelista, introducendo il verbo diadidonai (distribuire), pensi ai ritratti di vita comunitaria da lui descritti negli Atti degli Apostoli (2,44-45; 4,34-35). Di fronte all'invito di Gesù, il notabile che lo ha senza dubbio interrogato sinceramente, se ne va via "triste". La molta ricchezza gli impedisce di cercare ciò che gli manca. Anche questo è un pericolo della ricchezza: non lascia spazio, di tempo e di libertà, per la sequela. Di certo anche se ricchi si può essere giusti, più difficilmente però si può essere discepoli. In proposito Luca ci ha già raccontato una parabola significativa: ho preso moglie, ho comperato un campo, ho acquistato dei buoi, non posso venire (14,17-20). Il discorso di Gesù si allarga e riguarda tutti, ascoltatori e discepoli: «E' più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio»(18,25). La frase è paradossale e su di essa sono state scritte molte pagine, per tentare di restringere il cammello o di allargare la cruna, ma inutilmente. Le parole sono quelle che sono, assai dure. Si comprende la domanda sbigottita degli ascoltatori: «Ma allora chi si può salvare?». Nessuno si direbbe, o ben pochi. Ma è la prospettiva che va capovolta: l'uomo non può salvarsi, ma Dio lo può salvare (18,27). E' questione di fede. Ciò che non può essere raggiunto con le proprie forze, può essere raggiunto come un dono. Bisogna cambiare il modo di pensare la via della salvezza. L'affermazione di Pietro permette a Gesù di sottolineare un ultimo capovolgimento: il distacco per la sequela non è una perdita, ma un guadagno. Non un guadagno semplicemente nell'altra vita, ma già ora, in questa vita..
da Il Racconto di Matteo - di Bruno Maggioni
------------------------------------
------------------------------------
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente: ha innalzato gli umili
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Il dono più grande che Maria porta e Elisabetta - e al mondo intero - è Gesù, che già vive in lei; e vive non solo per la fede e per l'attesa, come in tante donne dell'Antico Testamento: dalla Vergine Gesù ha preso carne umana, per la sua missione di salvezza. Le grandi cose che Dio ha fatto con le persone umili, le grandi cose che il Signore fa nel mondo con gli umili, perché l'umiltà è come un vuoto che lascia posto a Dio. L'umile è potente, perché è umile: non perché è forte. E questa è la grandezza dell'umile e dell'umiltà. Il Magnificat canta il Dio misericordioso e fedele, che compie il suo disegno di salvezza con i piccoli e i poveri, con quelli che hanno fede in Lui, che si fidano della sua parola, come Maria. Ecco l'esclamazione di Elisabetta: «Beata te che hai creduto» (lc 1,45). In quella casa, la venuta di Gesù attraverso Maria ha creato non solo un clima di gioia e di comunione fraterna, ma anche un clima di fede che porta alla speranza, alla preghiera, alla lode. Tutto questo vorremmo avvenisse anche oggi nelle nostre case. Celebrando Maria Santissima Assunta in Cielo, vorremmo che Lei, ancora una volta, portasse a noi, alle nostre famiglie, alle nostre comunità, quel dono immenso, quella grazia unica che dobbiamo sempre chiedere per prima e al di sopra delle altre grazie che pure ci stanno a cuore: la grazia che è Gesù Cristo! Portando Gesù, la Madonna porta anche a noi una gioia nuova, piena di significato; ci porta una nuova capacità di attraversa con fede i momenti più dolorosi e difficili; ci porta la capacità di misericordia, per perdonarci, comprenderci, sostenerci gli uni gli altri. Maria è modello di virtù e di fede. Nel contemplarla assunta in Cielo, al compimento finale del suo itinerario terreno, la ringraziamo perché sempre ci precede nel pellegrinaggio della vita e della fede - è la prima discepola. E le chiediamo che ci custodisca e ci sostenga; che possiamo avere una fede forte, gioiosa e misericordiosa; che ci aiuti ad essere santi, per incontrarci con lei, un giorno, in Paradiso.
Commenti ai Vangeli - Papa Francesco